giovedì 10 agosto 2017

Recensione: "Novemila giorni e una sola notte" di Jessica Brockmole

Buon pomeriggio, ragazzi! Eccomi di ritorno in Italia e attiva sul blog ;) Sono rientrata martedì e mi sono divertita moltissimo. L'Irlanda è bellissima, anche se decisamente più fredda di quanto immaginassi XD. Oggi però eccomi qui e sono felicissima di potervi dire che... ce l'ho fatta!!! Sono riuscita finalmente a portare a termine una recensione! Come vi avevo detto negli ultimi post, durate i mesi di chiusura non ho scritto niente, e tutte le volte che ne iniziavo una poi non riuscivo mai a concluderla. Beh, oggi non è così, dunque vi lascio, senza ulteriori indugi, al mio pensiero sull'ultimo romanzo che ho letto: "Novemila giorni e una sola notte" di Jessica Brockmole.

Editore: Casa Editrice Nord
Prezzo rilegato: 16,00 €
Prezzo brossura: 6,90 €
Prezzo ebook: 3,99 €
Pagine: 336

Trama: Cara figlia mia, tu non hai segreti, ma io ti ho tenuto nascosta una parte di me. Quella parte si è messa a raschiare il muro della sua prigione. E, nel momento in cui tu sei corsa a incontrare il tuo Paul, ha cominciato a urlare di lasciarla uscire. Avrei dovuto insegnarti come indurire il cuore; avrei dovuto dirti che una lettera non è mai soltanto una lettera. Le parole scritte su una pagina possono segnare l’anima. Se tu solo sapessi...
E invece Margaret non sa. Non sa perché Elspeth, sua madre, si sia sempre rifiutata di rispondere a qualsiasi domanda sul suo passato, limitandosi a mormorare: «Il primo volume della mia vita è esaurito», mentre gli occhi le si velavano di malinconia. Eppure adesso quel passato ha preso la forma di una lettera ingiallita, l’unica che Elspeth ha lasciato alla figlia prima di andarsene da casa, così, improvvisamente, senza neppure una parola d’addio. Una lettera che è l’appassionata dichiarazione d’amore di uno studente americano, David, a una donna di nome Sue. Una lettera che diventa, per Margaret, una sfida e una speranza: attraverso di essa, riuscirà infine a svelare i segreti della vita di sua madre e a ritrovarla?
Come fili invisibili, tirati dalla mano del tempo, le parole di David conducono Margaret sulla selvaggia isola di Skye, nell’umile casa di una giovane poetessa che, venticinque anni prima, aveva deciso di rispondere alla lettera di un ammiratore, dando inizio a una corrispondenza tanto fitta quanto sorprendente. La portano a scoprire una donna ostinata, che ha sempre nutrito la fiamma della sua passione, che non ha mai permesso all’odio di spegnerla. La guidano verso un uomo orgoglioso, che ha sempre seguito la voce del suo cuore, che non si è mai piegato al destino. Le fanno scoprire un amore unico, profondo come l’oceano che divideva Elspeth e David, devastante come la tragedia che incombeva su di loro, eterno come i novemila giorni che sarebbero passati prima del loro incontro...

Il mio pensiero: Eccomi qui alle prese con l’ennesimo tentativo di scrivere una recensione, nella speranza che finalmente questa sia la volta buona e riesca a portarla a termine. Incrociamo le dita!
Avevo questo libro in wishlist da anni e da diversi mesi ormai giaceva indisturbato sulla mensola di camera, a prendere polvere, senza che sentissi la necessita di iniziarlo. Le cose sono cambiate al mio ritorno dall’Irlanda. Avevo voglia di un bel romanzo di narrativa e, spulciando tra i pochi libri che mi sono rimasti in attesa di essere letti, la mia attenzione è stata catturata della bellissima copertina di questo volume. Non ricordavo affatto la trama e l’ho iniziato d’impulso quindi immaginate la mia sorpresa quando mi sono ritrovata a leggere un romanzo storico epistolare e per di più ambientato principalmente in Scozia, un paese ricco di bellissimi paesaggi molto simili a quelli che avevo visitato io stessa giusto pochi giorni prima.
Come definirei questo libro in una parola sola? “Splendido”. L’ho appena terminato e vorrei potermi tuffare nuovamente tra le sue pagine e avere altre lettere da leggere. Ma sono finite e adesso sono qui davanti al pc, con le lacrime agli occhi e il cuore gonfio di emozioni, nel tentativo di districare i miei pensieri e tramutarli per voi in frasi di senso compiuto. Fin dalla prima, breve, lettera composta da un giovane studente universitario di Urbana, Illinois, USA, datata al 5 marzo 1912 e indirizzata ad una poetessa scozzese, per complimentarsi con lei di una sua opera, per me è stato impossibile non rimanere completamente affascinata da ogni singola parola messa nero su bianco. L’intero romanzo è un inno alla vita, all’amore, alla speranza, con lo sguardo rivolto sia al futuro che al passato, o meglio alla sua ricerca e alla scoperta delle proprie origini. Il tutto intrecciato al dolore, all’incertezza e alla paura scaturite dall’incombere prima e dalla presenza poi della guerra, o meglio di entrambe le due guerre mondiali. Un tempo in cui lo spettro della Morte aleggia ovunque, anche in una sperduta isola della Scozia come Skye.
“Novemila giorni e una sola notte” è, come ho già detto, un romanzo epistolare, dunque composto esclusivamente da lettere. I corrispondenti però non sono solo David (lo studente americano) ed Elspeth (la poetessa), ma anche alcuni loro familiari e amici. Un ruolo importante lo assumono poi alcune missive risalenti al 1940. Tali lettere costituiscono una corrispondenza piuttosto variegata che avviene tra varie personaggi, alcuni dei quali già noti, mentre altri sono nuovi, come Margaret. Lettere che ricostruiscono una storia, ma che allo stesso tempo delineano alla perfezione anche innumerevoli paesaggi e ambientazioni, oltre a tratteggiare aspetto e carattere dei personaggi, quasi come se ci trovassimo proprio lì, accanto a colui che sta scrivendo o leggendo la suddetta lettera.
Sono stata completamente cattura dallo stile di questo romanzo. Il linguaggio novecentesco e quell’incantevole modo di esprimersi e di riversare la propria anima su carta, ormai perduto per sempre e impossibile da replicare nelle mail moderne, né tantomeno nei messaggi di WhatsApp , mi hanno totalmente rapita. Ho amato la storia stessa, una poesia fatta di decenni, così intricata e piena di mistero. Ma soprattutto, ad avermi ammaliata maggiormente è stata la presenza delle lettere. Il fatto che tutto si basasse su di esse e che proprio grazie a loro sia stato possibile narrare e ricostruire questa storia. Bellissimo è il significato stesso che esse assumono, ciò che una “lettera” rappresenta di per sé: il timore che essa vada persa nel viaggio; l’attesa di ricevere la prossima missiva; l’aspettativa stessa del contenuto della risposta;  il fatto che quello stesso foglio di carta sia stato tra le mani dell’altra persona e che sia stato scritto di proprio pugno da colui che si trova all’altro capo non di un telefono e di un terminale del computer, bensì di un filo invisibile e impalpabile come l’aria, che è appunto ciò da cui proviene la busta viaggiatrice. 
Una storia d’amore bellissima, che valica i confini del tempo e dello spazio. Un amore nato non da un primo sguardo, da una scintilla di interesse scorta negli occhi dell’altro o da mera attrazione fisica, bensì un amore nato prima dall’anima, puro e incontaminato. Un amore nato gradualmente tra due spiriti affini, che arrivano a conoscere l’altro meglio di se stesso. Un amore nato a dispetto di tutto e quando non doveva.
Questo romando della Brockmole è un vero piccolo gioiello e non posso fare a meno di dirvi: “non lasciatevelo sfuggire!”.

5 "girasoli"

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