È una rubrica ideata da me nella quale esprimo una serie di
“consigli e sconsigli a tema”. Il tema è
determinato dal giorno della settimana in cui viene pubblicata poiché ad ogni dì
corrisponde un genere letterario diverso.
Dopo qualche mese ritorna la rubrica di consigli a tema: Weekly Advice. Di questo passo forse non dovrei chiamala "settimanale" bensì "saltuaria", ma pazienza. Quando riesco la pubblico, mi perdonato lo stesso vero anche se non sono così fiscale e costante?! Il genere che avevo legato al LUNEDÌ è il DISTOPICO, quindi ecco qua che vi parlo di due belle letture di questo tipo. Una è il primo capitolo di una trilogia italiana, che ho letto alcuni mesi fa, mentre l'altro è un finale di serie (purtroppo inedito in Italia) che ho letto nei giorni scorsi (qui e qui recensioni del primo e del secondo della serie della Rossi).
(Canti delle Terre Divise # 1)
Primo capitolo di una trilogia
distopica tutta italiana, ambientata in quello che rimane del continente
europeo. La storia si sviluppa intorno ad un’idea semplicemente fantastica: ricreare
la suddivisione dell’aldilà dantesco per far sì che la vita degli uomini sia
migliore e regolamentata da leggi ferree. L’inferno, con tutti i suoi gironi e
animali mostruosi a guardia dei condannati (Cerbero, il Minotauro, persino
Lucifero), diventa adesso un luogo fisico, concreto e attuale in cui mandare i
criminali. Una vera e propria prigione. Poi c’è il Paradiso, che assume le
sembianze di un luogo perfetto pieno di ricche residenze e visto come un luogo
idilliaco da coloro che non possono permettersi una casa là. Ma tutta questa
separazione e perfezione genera davvero un mondo migliore? O la corruzione e
l’ingiustizia sono comunque in agguato dietro l’angolo? La storia è raccontata
da molteplici punti di vista e questo ci permette di avere un’immagine
d’insieme più vasta e complessa. Pov che non sono però separati l’uno
dall’altro, ma intrecciati tra loro, espediente che porta il lettore, nello
spazio di una stessa scena, a prendere parte ai pensieri di due personaggi
contemporaneamente. Solitamente questa mescolanza di PoV mi infastidisce
parecchio, perché lascia spazio solo ad una grande confusione, ma dopo il disorientamento
iniziale, limitato ai primi capitoli, mi sono abituata e ho continuato a
scorrere tra le pagine senza difficoltà. Molto buona la caratterizzazione dei
personaggi (i protagonisti, Alec e Maj in primis, ma anche i personaggi secondari, come Guido, uno dei miei preferiti)
e ottimi sono i cambiamenti e l’evoluzione che affrontano nel corso della
storia. Della storia d’amore, che è l’elemento perno dell’intero libro e punto
di partenza di quasi tutto ciò che avviene in seguito, non mi ha convinto per
niente il modo in cui nasce (molto colpo di fulmine e pochi elementi su cui si
basa) ma con il proseguire dei capitoli si riprende nettamente e si sviluppata
molto bene. Un ottimo libro introduttivo che lascia ben sperare in un seguito
altrettanto buono, che non vedo l’ora di leggere.
(Under the Never Sky # 3)
Into the Still Blue secondo me può essere considerato come la
perfetta metafora dei nuovi inizi. Attraverso le esperienze di tutti i vari
personaggi, quello che questa lettura più mi ha trasmesso è questo bellissimo
messaggio, anche se davvero doloroso da apprendere e accettare: la vita ci mette
di fronte a prove terribili. Ci spezza, si fa gioco di noi e dei nostri
sentimenti. Gioca con la nostra stessa vita e ci pone di fronte a scelte
difficili da prendere, scelte capaci di lasciare cicatrici profonde e
permanenti nel nostro animo. Il nostro fisico e la nostra mente sono
costantemente sollecitate, ma nonostante tutto il dolore, la più profonda
disperazione, i rimorsi, la rabbia e la furia cieca, non dobbiamo mai smettere
di lottare. Mai arrendersi a queste emozioni o lasciarsi sopraffare da esse, ma
è necessario. Fare un piccolo passo dopo l’altro e mai smettere di guardare
verso il futuro. Mentre leggevo questo libro ho pianto insieme ai personaggi
per la perdita della persona amata, dell’amico, della sorella o del genitore.
Ho riso per le battute e gli scherzi fatti tra amici. Mi sono riempita di gioia
per il ritorno inaspettato di una persona cara e la scoperta di un parente che
mai avrei pensato di conoscere. Ho provato rabbia incredibile verso un
assassino e un dispotico, e infine ho tirato un bel sospiro di sollievo quando
ho trovato un nuovo posto in cui sentirmi finalmente a casa. Into the Still Blue è un bel libro, ma
purtroppo non tanto quanto mi sarei aspettata. I personaggi continuano ad
essere la parte migliore e il vero gioiello di questa serie. Perry, Aria, il
mio adorato Roar, ma anche tutti quei personaggi secondari che lentamente
entrano a ricoprire un ruolo importante nella storia, come Loran (uno dei miei
preferiti in questo ultimo capitolo), Soren, che ho rivalutato moltissimo e i
sei. Ciò che però mi ha lasciato un po’ interdetta è il senso di incompletezza
che ho sentito a fine lettura. Sì, la storia si conclude, ma manca qualcosa.
L’attenzione viene qui focalizzata solo su alcuni gruppi di persone (alcune
centinaia) ma la società in generale era composta anche da altri gruppi di Stanziali e Outsiders, i quali però non vengono mai (o raramente) presi in
considerazione in questo capitolo. Il viaggio verso un nuovo inizio per questi si
compie, ma del resto del mondo cosa avviene? Ad ogni modo si tratta di una
bellissima serie che consiglio a tutti leggere, soprattutto per lo stile
dell’autrice e per i bellissimi personaggi che la Rossi ha creato.