Buona domenica sera, ragazzi! Oggi sono andata ad un mercatino dell'antiquariato a caccia di un fermaglio per capelli da poter mettere con il mio costume da arciere. Purtroppo non ho avuto molta fortuna nella ricerca, ma ovviamente, amando questo genere di mercatini, non sono tornata a casa a mani vuote! ahaha XD..Ho trovato un bellissimo braccialetto in metallo dorato e con rifiniture smaltate in varie sfumature di verde. Stupendo..
Ma torniamo a noi. Sono finalmente riuscita a portare a termine [
anche se mi sono fatta prendere un po' troppo la mano nello scrivere] la recensione di
"Albion. Ombre", secondo libro della serie di
Bianca Marconero. Vi lascio
qui i link alla recensione del primo,
"Albion", e
qui a quella della novella
"Albion. Diario di un'assassina", che vi consiglio di leggere prima di passare ad "Ombre".
Ringrazio ancora la casa editrice, che me ne ha gentilmente mandata una copia omaggio, e Bianca per la splendida dedica :)
ps. recensione SPOILER FREE.
Albion # 2
Editore: Limited Edition Books
Prezzo cartaceo: 14,90 €
Prezzo ebook: 2,99 €
Pagine: 512
Trama: Marco Cinquedraghi e i suoi amici hanno scoperto di essere portatori di una peculiarità genetica che si fonda nella leggenda. Sono le nuove incarnazioni di Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Ma qual è il prezzo del loro privilegio. A cosa si deve rinunciare per guadagnarsi un destino già scritto? Marco preferisce non chiederselo. Saranno gli errori commessi e le bugie a trascinarlo in una spirale che lo obbligherà ad aprire gli occhi, mentre anche l'eredità di mago Merlino si risveglia e reclama il proprio tributo. Tra amicizie che si incrinano, amori condannati per le colpe del passato, l'ombra di una fata leggendaria e un'indagine su una morte sospetta che sembra portare a una tragica verità, i ragazzi dell'Albion College proseguono il loro cammino per diventare grandi. Ma capire cos'è la vera grandezza comporta un sacrificio che ognuno di loro dovrà affrontare da solo, per salvarsi.
Il mio pensiero: Dopo circa due anni dall’uscita di
“Albion”, primo capitolo di questa serie fantasy tutta italiana, è finalmente
giunto tra le nostre mani “Albion. Ombre”.
“Albion. Ombre”
rappresenta per la storia un vero punto di svolta. Racchiude in sé una grande
evoluzione che, in un certo senso, nel finale, conduce ad una sorta di conclusione degli eventi narrati finora. Molto cambia, molto viene svelato e il tutto porta il racconto ad
innalzarsi verso un livello superiore. Come in un cerchio che con Albion si
apre e, per molti versi, con Ombre si chiude. Si chiude ma solo per dar modo ad
un altro di aprirsi e svilupparsi lungo altri percorsi molto più lunghi e complessi.
Percorsi che possono esistere solo grazie alle solide basi fornite dai primi
due libri, trampolini di lancio verso un disegno più grande che scommetto saprà
stupirci ancora di più.
Ho trovato il titolo
perfettamente azzeccato. In quella sola parola si cela l’essenza stessa del
libro. Ad essa corrispondono innumerevoli significati applicabili ad
altrettante situazioni. L’ombra del proprio senso di colpa o della propria
inadeguatezza. L’ombra del passato e quella del futuro. L’ombra del sospetto e
del tradimento. L’ombra del confronto con ciò che è stato e quella di un
destino che sappiamo essere più grande di noi. E molte altre ancora..
Si tratta di un libro molto
complesso, che basa tutto su un gioco di infinite sfumature. Un gioco di luci e
di ombre in costante duello tra loro per il predomino delle une sulle altre.
Turbinano, si intrecciano, si allontanano per poi riunirsi di nuovo, creando
una danza senza tempo destinata a non vedere mai un vincitore. Una lotta senza
sosta per il passaggio da una parte o dall’altra di una linea. Un confine
nebuloso da scorgere e ancora più difficile da attraversare che rappresenta
però una tappa fondamentale e inevitabile per il cammino di ogni essere umano
e, in questo caso, di tutti di nostri personaggi. L’unico risultato che se ne
ottiene è la “consapevolezza”.
L’accettazione di essere non solo bianco o solo nero, ma ciò che sta nel
mezzo. La sfumatura, l’ombra, l’unione di infiniti colori che caratterizzano la
nostra vita, il nostro carattere e il nostro essere. Un qualcosa che può essere
principalmente ricondotto, oltre che ad una concatenazione di eventi, ad una questione
di scelte e al saper convivere, per il resto dei nostri giorni, con le relative
conseguenze.
«La mia ombra?» ripeté e alzò il
volto su cui ora albergava una traccia di stupore. «Sì, l’ombra è parte di noi,
occorre accettarla perché è ciò di cui siamo fatti. Non importa quanto male
facciamo e quanti errori commettiamo, l’ombra non ci abbandona. […] Devi solo
accettare di essere come sei.»
La narrazione riprende
esattamente nel punto in cui si era concluso il primo libro, o meglio, nei
giorni immediatamente successivi agli eventi di Montecassino. Marco, Deacon,
Lance, Erek ed Helena sono arrivati a Santiago, città dell’infanzia della
ragazza, dove hanno deciso di passare il resto delle vacanze invernali. Profondamente
segnati dalle scoperte fatte nell’abbazia benedettina e dal tradimento della
loro “amica” cercano di ritagliarsi una piccola bolla di felicità e dimenticare
per un momento i loro problemi. Purtroppo, questo, si rivelerà ben presto essere
un piano impossibile, perché le complicazioni e le stranezze sembrano proprio
riuscire a trovarli ovunque vadano.
Di fatti l’intero libro sarà contraddistinto
da questa caratteristica. Tutta una serie di piccole coincidenze,
incomprensioni, verità celate e colpe non confessate daranno origine ad eventi
a catena che, a lungo andare, porteranno a creare una spaccatura nei rapporti.
Un vero abisso si aprirà tra molte relazioni, altre invece nasceranno e altre
ancora si rafforzeranno. Ma soprattutto si verrà a creare, in quasi ogni
personaggio, una frattura interna, così dolorosa e talmente profonda da
considerare quasi impossibile anche il semplice pensiero di poterla
rimarginare.
Lo stile di Bianca
Marconero continua ad essere scorrevole, accattivante e ricco di bellissime
descrizioni. Non mancano i vari richiami al mito e ho trovato particolarmente riuscita
l’integrazione tra quest’ultimo, la fantasia dell’autrice e la realtà. Ciò che
ho più amato, però, sono senza alcun dubbio i personaggi. Nella loro
caratterizzazione, nel modo di passare da un PoV all’altro, adattando
perfettamente la narrazione all’atteggiamento e al modo di pensare di ognuno,
Bianca eccelle assolutamente.
Nonostante li apprezzi
tutti moltissimo e li trovi intriganti e affascinanti sotto moltissimi punti di
vista, Marco rimarrà per me sempre il migliore. Il migliore non perché sia
perfetto, perché intendiamoci, è lampante che non lo sia. Ma è proprio questa
sua imperfezione a renderlo così speciale. Questo e l’incredibile complessità
che si cela dietro a quegli occhi verdi. Perché Marco è un personaggio che si
scopre piano piano, errore dopo errore. Ma soprattutto perché è un personaggio
che noi lettori impariamo a conoscere allo stesso tempo in cui lui finalmente
impara a conoscere se stesso. L’Albion per lui rappresenta proprio questo: l’occasione
per scoprire se stesso.
Un ragazzo fragile, molto
insicuro di sé e con un grande cuore estremamente facile da spezzare. Gli è
stato insegnato a nascondere le proprie debolezze, a non mostrare mai niente in
pubblico e ad esibire sempre e comunque la superiorità derivata dal suo status
sociale. L’unico a comprenderlo e a costituire un’eccezione nella sua infanzia
era suo nonno, ma, con la sua morte, è stato come perdere anche l’unico
appiglio concreto alla vita che ci fosse. Per questo indossa molte maschere,
cerca di essere sempre ciò che non è. Il continuo bisogno di sentirsi
accettato, approvato e amato, condizione in cui la vita con il padre lo aveva continuamente
costretto, ha da sempre caratterizzato la sua esistenza. Questo suo
atteggiamento era presente anche in
“Albion”. Certo, in quel caso succedeva non
più per le persone sbagliate, ma per i suoi amici e per tutti coloro verso cui
provava rispetto, ammirazione e affetto. Non che questo sia sbagliato. Ma non è
neanche del tutto giusto. In
“Ombre” Marco si troverà a dover fronteggiare
moltissime prove, ma la più difficile sarà quella contro le proprie insicurezze
e i propri limiti. Capirà la differenza tra il fare ciò che gli altri si
aspettano che uno faccia e il fare la cosa giusta perché è ciò che va fatto. La
differenza tra l’essere una persona migliore per rendere felice un altro e l’essere
una persona migliore per se stesso. Il processo di crescita, già innescato nel
primo capitolo, raggiungerà adesso l’apice e ciò che resterà, dopo aver gettato
ogni singola maschera, sarà un persona nuova tutta da scoprire.
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